Cronicamente Impreparati a Tutto

Perché prepararsi al peggio non significa attirare i colpi del destino ma prepararsi ad essi.

Cronicamente Impreparati a Tutto

Devo dire la verità. Le scene di panico e isteria collettiva che ho visto in questi giorni causate dai recenti focolai di CoViD-19 non mi sorprendono affatto. Ormai ho imparato che l’italiano ha solo due stati mentali: apocalisse imminente e sticazzi (nel senso romano del tempo).

La spiegazione che mi do è che, più di molti altri paesi, non ci piace pensare a ciò che può andare male. Se parlate della possibilità di qualche evento negativo, la risposta più frequente è un “sì, vabbè”, una scrollata di spalle e a volte persino la richiesta di “non portare sfiga”.

Quando poi qualcosa accade veramente, ecco emergere tutta l’impreparazione nazionale. Le scene di assalto psicotico ai supermercati del nord Italia (e non solo) sono il frutto dell’improvvisa realizzazione di quanto tutto nel mondo sia precario e nulla possa essere considerato dato per scontato. Ci troviamo difronte a qualcosa di nuovo, insolito, qualcosa in cui nemmeno gli esperti sanno dare risposte chiare e questo ignoto ci spaventa.

Parliamoci chiaro: è un comportamento molto umano. A chi piace pensare che le cose vadano male. Non è molto più piacevole pensare che tutto vada bene? Certo. Eppure questo meccanismo mi pare sia portato alle estreme conseguenze, soprattutto perché è praticato anche da chi dovrebbe per ragioni esistenziali pensare e prepararsi al peggio: le istituzioni. Il fenomeno dei continui “disastri annunciati” è solo il sintomo di qualcosa più profondo. Le campagne per preparare la popolazione ai disastri naturali e le opere di prevenzione sono praticamente assenti.

La verità è che siamo una nazione cronicamente impreparata a tutto e lo siamo per nostra scelta ovvero, per essere precisi, per la nostra consapevole scelta di ignorare i problemi. Dopotutto siamo un paese che costruisce in riva ai fiumi e i fronti di frana pensando che “tanto mica capiterà a me” e un milione 155 mila persone abita nella zona rossa di eruzione del Vesuvio perché “non succede e se succede poi ci penso”.

Filone di Alessandria, filosofo neoplatonico ebreo d'Egitto del I secolo a.C., la sapeva lunga.
Filone di Alessandria, filosofo neoplatonico ebreo d’Egitto del I secolo a.C., la sapeva lunga.
“[I saggi] non si piegano sotto i colpi del destino, dato che ne hanno previsto in anticipo gli attacchi: infatti, la previsione alleggerisce anche le cose più pesanti tra quelle indesiderate, quando il pensiero non incontra più nulla di inatteso in ciò che accade, ma smussa la percezione come se si trattasse di fatti antichi e stantii.”
Filone di Alessandria

Mi piacerebbe sperare, però, che questi continui richiami della realtà alla nostra mortalità e fallibilità ci servano di lezione. Ogni tanto, pensare al peggio, non è un portarsi sfiga da soli, bensì essere preparati, avere la prontezza di sapere cosa fare quando il peggio accadrà. Perché se tanto il peggio arriverà comunque, non è meglio affrontarlo sapendo cosa fare invece di farsi trovare impreparati e non sapere dove andare a sbattere la testa?

Gli stoici avevano un bellissimo termine per questo: premeditatio malorum. Pensare in anticipo a ciò che può andare male per attutirne il colpo ed essere preparati a reagire. Sarebbe utile che tornassimo tutti a praticarla almeno un pochino.

Poiché non mi piace parlare solo per parlare, se ne avete voglia, termino questo articolo con alcuni due consigli pratici per preparare al peggio voi e la vostra famiglia. Fate attenzione: leggendo questa lista potrete provare imbarazzo al pensiero di metterla in atto, pensando che sia una cosa alla stregua dei pazzi americani che si costruiscono bunker in giardino. A quel punto saprete che avevo ragione.

Preparate una bug out bag

Le bug out bag (o BOB, o Zaino delle 72 Ore) sono forse la singola cosa più utile che potete preparare in casa. In pratica, una BOB è uno zaino che contiene tutto il necessario nel caso vi trovaste impossibilitati a tornare a casa per tre giorni. Le BOB sono tanto più utili quanto vi troviate ad abitare in una zona soggetta ad improvvisi disastri naturali (come terremoti, alluvioni, inondazioni; ovvero il 90% del territorio nazionale), ma si rivelano utili anche in casi più comuni come un incendio o un pesante allagamento.

Esempio di Bug Out Bag
Occhi a cercare BOB su internet, tanta gente si lascia prendere la mano. C’è una larga possibilità che l’umanità vi sia ancora da qualche parte se e quando vi servirà questo zaino. Non esagerate.

Di BOB ne esistono di tutti i tipi e cercando sul web trovate gente che si lascia veramente prendere la mano. Si va da piccole BOB a BOB progettate per l’annientamento della razza umana (contenenti arco e frecce, pistole, pacchi di munizioni, semi, tende, machete e così via). Lo scopo del prepararsi al peggio non deve farci perdere la ragione: un terremoto o una catastrofe sono possibili, un cataclisma nazionale che ci costringa a vivere nei boschi per tre giorni è molto meno probabile.

Per questo, la scelta di cosa mettere in una BOB è una scelta personale e che dipende dalla zona e da cosa pensati sia possibile. Una BOB dovrebbe però sempre contenere:

  • Soldi contanti.
  • Una copia dei documenti importanti (patente, carta d’identità, passaporto)
  • Una borraccia d’acciaio.
  • Un kit del pronto soccorso.
  • Tre giorni di qualunque medicinale facciate uso (voi o la vostra famiglia) più qualche medicinale generico (qualche aspirina, qualche antipiretico e così via).
  • Spazzolino, dentifricio, salviette igenizzanti.
  • Un coltello.
  • Qualche cibo di sopravvivenza o non deperibile: barrette proteiche, frutta secca, razioni militari se vi sentite dei duri.
  • Una coperta (ne vendono di compatte e con alto fattore termico, meglio se impermeabile).
  • Un caricabatterie del telefono (meglio se con possibilità di alimentazione meccanica o solare)

A questo aggiungerei una penna UV per sterilizzare l’acqua: l’acqua potabile è una di quelle cose che diamo molto per scontata.

Una BOB (o più di una se siete tanti) va tenuta di solito nei pressi della porta d’ingresso in un posto facilmente accessibile. Ovviamente, va periodicamente controllata per sostituire le cose scadute.

Avere due settimane di cibo in casa

Gli eventi naturali che ci costringono a stare a casa sono pochi ma possibili, come ci ricorda questa epidemia di CoViD-19. Ma non serve un epidemia per farci trovare bloccati in casa o a corto di provviste: una brutta influenza, uno sciopero importante che blocca gli approvvigionamenti nei supermercati, un insensato panico che spinge le persone a fare scorte, una intensa nevicata che isola un paese, ed ecco che ci troviamo a porci un problema che non pensavamo di doverci porre mai nel ventunesimo secolo: dove vado a prendere il cibo?

Esempio di ricca dispensa
Indovinate? Su internet troverete americani che esagerano. Che sorpresa. Anche in questo caso, siete dotati di ragione: adattate la vostra scorta alle vostre possibili necessità. Non vi serve una succursale del Lidl in casa.

È quindi buona norma tenere in casa almeno una settimana (due se avete spazio) di cibo non deperibile: principalmente tonno, fagioli, legumi, verdure e carne in scatola, ma anche pasta, farina e tutto quello che vi viene in mente che si conserva per un anno.

Per favore, non fate come i nostri concittadini a nord che, data la loro impreparazione, hanno comprato cose a caso quali cipolle, sale e Coca Cola.

Se avete una scorta base, prima di un eventuale “carestia” avrete il lusso di concentrarvi su alimenti meno duraturi ma utili come le mele, che se tenute al fresco durano più di un mese; arance e limoni, i quali sono una fonte duratura di vitamina C e se ben conservate durano facilmente un mese; e insaccati (ovviamente interi, non a fette).

Non fate affidamento sui surgelati. A seconda di cosa vi troverete ad affrontare non è detto che avrete corrente elettrica.

Il cibo in scatola è ancora più importante se vivete in zone soggete ad alluvioni in quanto è di più difficile contaminazione.

Conclusione

Come si dice in questi casi, spero che questi consigli NON vi siano mai utili. Spero però che l’idea di prepararsi al peggio vi sia un pochino meno estranea e faticosa da accettare.

Voi cosa ne pensate? Come vi preparate al peggio?