La Politica di Uroboro

Perché ormai lo scopo della politica è distruggere e alimentare se stessa.

La Politica di Uroboro

Le discussioni politiche sono sempre deprimenti in questo paese, per lo più per la straziante staticità del panorama immutato da oltre trent’anni. Quello che però mi appare sempre più chiaro è che la politica non ha più uno scopo ed è ormai totalmente svincolata dalla realtà e dai problemi. Lo scopo ultimo è alimentare se stessa, come l’Uroboro, il drago/serpente che si morde la coda, simbolo dell’eterno movimento, del rinnovo e del potere che divora e rigenera se stesso.

A tutti i livelli fare politica è questo: fare politica. Si intrattengono contatti con altri politici, si invitano altri politici, si parla di altri politici, si lotta e si discute delle strutture politiche locali, si cercano alleanze, si eleggono amministratori locali, provinciali e nazionali, si fanno accordi, si fanno riunioni, si fanno congressi, e così via.

Non ci sarebbe nulla di male se tutto questo avesse uno scopo ultimo esterno: risolvere il problema X. Solo che non è così. I problemi — e le eventuali soluzioni — non servono a nessuno. Anzi, sono d’intralcio. Distraggono dal fare vera politica. È molto meglio che non se ne parli.

Quindi non ci si può stupire se da un anno a questa parte assistiamo allo spettacolo penoso di un governo critica se stesso, le cose che fa, vota e mantiene. Perché non importa il merito delle questioni: lo scopo ultimo è l’auto-conservazione di se stesso e delle strutture politiche che lo formano. Una riforma non è buona o cattiva, ciò che importa è se fa cadere il governo o no. Infatti, una volta votata una legge ci si dimentica della parte più importante: ciò che viene dopo, il controllo della sua esecuzione, la valutazione dei suoi risultati. Molto meglio procedere tutti per un altro giro di giostra.

Ma la cosa che più mi lascia perplesso è che questa non è una colpa della politica. Le cose sono così perché ci vanno bene così. Ricordo le ultime volte che ho visto la politica occuparsi dei problemi veri e non è stata una scelta vincente alle urne. Quei pochi pazzi che ancora ci provano vengono intimati di smettere. “Lei è bravo ma non è un politico.” Dicono con l’aria di chi conosce la vera politica a chi prova a occuparsi di cose concrete. Come se la politica fosse altro che occuparsi delle cose, della politiké, di ciò che è attiene alla città, i suoi problemi, il suo governo.

La politica è altro. È vero. La politica è occuparsi di politica. Così dicono tutti. Dovrà essere vero.

Solo che poi, come l’Uroboro, non lamentiamoci se ci finisce in bocca ciò che esce dalla coda.