L'Ornitorinco, Substack e rifiutare di essere ostaggi

Nel 2023 avevo spostato l'Ornitorinco Elegante su Substack. Poi sono successi i soliti casini e ho deciso di seguire i miei convincimenti: le cose importanti vanno gestite in autonomia.

L'Ornitorinco, Substack e rifiutare di essere ostaggi
Foto originale di Beth Jnr da Unsplash.

L'Ornitorinco Elegante è il mio quaderno dei pensieri. Il posto in cui riverso le mie sporadiche elucubrazioni. A volte basta la voglia di raccontare qualcosa di interessante, altre volte è il modo con cui elaboro i pensieri che mi affliggono – pensare per iscritto, come direbbero quelli bravi. Ma in ogni caso, l'Ornitorinco non è mai stato qualcosa su cui investire.

Per questo motivo, mi sono sempre appoggiato a piattaforme di blogging senza avere mai grosse pretese. In principio, l'Ornitorinco nacque su Medium (dove ancora si trova gran parte del suo contenuto), ma da qualche anno ho cominciato a sentirmi frustrato dal modo sempre più ossessivo con cui Medium strizza ogni centesimo dalle tasche dei lettori. Da un sito con una piacevole e pulita interfaccia, Medium si è trasformato in una corsa a ostacoli fra paywall, richieste di registrarsi, banner, e messaggi promozionali assortiti.

Così, a inizio 2023, ho spostato in via sperimentale l'Ornitorinco su Substack, la piattaforma di newsletter più di successo degli ultimi anni fra giornalisti indipendenti, scrittori, e chiunque altro abbia intenzione di monetizzare la propria produzione scritta.

L'esperienza non è stata negativa, ma a dicembre 2023 è scoppiato l'ennesimo merdone quando la controversia sulla presenza di newsletter di nazisti e celebri suprematisti bianchi è culminata con il cofondatore di Substack, Hamish McKenzie, che dichiara, parafrasando: "a noi i soldi dei nazisti piacciono".

A quel punto ho chiuso la baracca e spostato per l'ennesima volta tutto. Questa volta, però, in un posto mio.

Piccolo Web contro Grandi Piattaforme

Per quanto possa sembrare contraddittorio, non ho lasciato Substack per la questione nazisti e razzisti[1]; l'ho fatto perché quella situazione ha reso evidente che il prezzo da pagare per l'uso di piattaforme centralizzate è la costante sofferenza di essere in balia delle decisioni di terzi. Decisioni che quasi sempre vanno contro l'interesse degli utenti o di chi produce i contenuti.

Tutte le piattaforme decadono. E più sono concentrate sul profitto, tanto più veloce lo fanno, seguendo un percorso che Cory Doctorow chiama enshittification (in Italiano, immerdificazione).

Ce ne siamo accorti benissimo negli ultimi anni. Il 2022 e il 2023 sono stati un susseguirsi di immerdificazione senza precedenti. Non credo di aver abbandonato più servizi online quanto in questi anni: Twitter, Reddit, Medium, Substack, per elencare i più famosi. E solo perché avevo già lasciato gli altri anni prima.

Appare ormai evidente che affidare il tuo progetto, il tuo business, o la tua carriera, a una piattaforma chiusa e privata equivale a lasciare il tuo progetto ostaggio della volatilità del CEO di turno. Una scelta che sempre meno comprensibile, persino quando il tuo progetto è un blog di pensieri e storie scritte a tempo perso.

Inoltre, sono un grande fautore del piccolo web, ovvero la filosofia per cui dovremmo tornare a preferire un Internet formato da una rete di piccoli siti autogestiti, piuttosto che ritrovarci tutti a "produrre contenuti" in Grandi Piattaforme private che posso andare (e andranno) in malora portandosi dietro tutto il nostro lavoro.[2]

Sono consapevole che ciò non succederà. Non credo che tornerà un Internet come quello dei primi anni 2000. Tuttavia, è bene che chi può dia il buon esempio e allinei le sue azioni al suo cuore. A cominciare da me.

L'Ornitorinco nel 2024

Ora che c'è un posto mio, tanto vale cominciare a riempirlo di nuovo. Comincerò con il trasferire i miei vecchi articoli e ricostruire l'archivio dell'Ornitorinco prima che sia troppo tardi.

E poi ci sono i nuovi articoli. Quest'anno, purtroppo, si preannuncia frustrante e complicato: terreno fertile per la mia scrittura.

Facciamoci compagnia. ❤️


  1. C'è da dire che la dichiarazione di McKenzie che Substack deve essere uno spazio neutrale di discussione mi è suonata come una grandiosa presa per il sedere e mi ha irritato non poco. Substack non è un servizio neutrale, è un editore. Substack ha un feed algoritmico, ha un podcast in cui invita e promuove gente che sarebbe meglio non promuovere e chi si iscriveva all'Ornitorinco riceveva il suggerimento di iscriversi anche a newsletter piuttosto discutibili. Puoi essere neutrale o puoi essere un editore. Non puoi fare entrambi. ↩︎

  2. Anche il Piccolo Web ha i suoi svantaggi. Il più evidente è che è molto più difficile farsi notare quando non c'è un algoritmo che ci propone agli altri utenti. Farsi notare richiede abilità e qualità. Eppure, anche se a livello individuale rinunciare alla lotteria della viralità può essere frustrante, liberarsi dagli algoritmi potrebbe porare con se tutta una serie di benefici sociali. ↩︎