Alle Origini del Ballottaggio
Storia del Ballottaggio e della complicatissima procedura di elezione di un Doge.
Le elezioni sono vicine e, come di consueto, sentiamo parlare in continuazione di ballottaggio. “Ballottaggio” qui, “ballottaggio” la… ma sappiamo veramente cos'è? Sappiamo da dove viene? Conosciamo i suoi segreti? Forse no, ed è un peccato, sia perché la storia e le proprietà matematiche che lo avvolgono sono molto interessanti, sia perché la prossima legge elettorale nazionale (il così detto Italicum) estende la pratica del ballottaggio all'elezione dell’intero parlamento. Il ballottaggio è quindi qualcosa con cui dovremo convivere a lungo e di cui sentiremo parlare spesso nei mesi a venire. Tanto vale apprendere qualcosa da poter sfoggiare alle feste con gli amici quando la parola “ballottaggio” salterà inevitabilmente fuori.
Perché si chiama Ballottaggio?
La prima domanda che ci viene in mente quando pensiamo al ballottaggio è: perché si chiama così? La storia che c’è dietro l’etimologia del nome è interessante quanto antica e risale al 1268, quando la Serenissima Repubblica di Venezia completa una progressiva riforma del sistema elettorale del Doge cominciata quasi cento anni prima nel 1172.
Il sistema che ne scaturì è piuttosto arzigogolato e per spiegarlo al meglio è meglio procedere passo passo. Siamo nel 1268 e siete un giovane consigliere della Repubblica di Venezia. La guerra, che impazza da 13 anni con Genova e l’onnipresente Impero Bizantino per il possesso di snodi commerciali fra le coste israeliane e siriane nel mediterraneo, è ormai giunta al termine. Quale momento migliore per riformare il sistema elettorale ed eleggere un nuovo Doge!
Il Maggior Consiglio si riunisce. Voi, al vostro primo consiglio, sedete sulle panche di legno emozionato tormentandovi le mani. Come funzionerà questo nuovo sistema? Non vorrete mica fare una figuraccia davanti alle persone più illustri della Repubblica!
Il capo del consiglio si alza e comincia la trafila che porterà nelle successive ore (se non giorni) all’elezione del nuovo Principe.
- Il membro più anziano del consiglio si alza e chiede al membro più giovane di uscire per strada e portare dentro il primo fanciullo tra gli 8 e i 10 anni che vi passa davanti.
- Nel frattempo il consiglio inserisce in un urna di legno (o un cappello di stoffa) tante palline (all’epoca chiamate ballotte, letteralmente “palline”, da non confondere con le castagne fiorentine) quanti erano i consiglieri con più di 30 anni. Le ballotte non sono tutte uguali: 30 sono d’oro mentre le restanti sono d’argento.
- A questo punto il fanciullo (che veniva chiamato ballottino, o balotin del dose, in un impeto di sfrenata fantasia) estrae casualmente le ballotte dall’urna e le consegna ai membri del Maggior Consiglio che gli sfilano davanti. Solo i 30 consiglieri che hanno ricevuto la ballotta d’oro (a meno che non abbiano legami di sangue fra loro) passano al turno successivo.
- Ora le cose si fanno complicate. Tutti consiglieri con la ballotta d’argento lasciano la stanza. Fra i 30 consiglieri rimasti ne vengono quindi estratti 9 sempre tramite ballotte.
- I 9 consiglieri rimasti nominano 40 consiglieri a loro scelta. A partire da questi 40 consiglieri ne vengono poi sorteggiati tramite ballotte 12.
- I 12 consiglieri giunti a questo punto eleggono 25 consiglieri che a loro volta verranno ridotti a 9 per sorteggio.
- I 9 consiglieri superstiti eleggono 45 consiglieri, ridotti nuovamente a 11 da una successiva estrazione.
- Gli 11 consiglieri giunti a questo punto eleggono 41 consiglieri con il vincolo che ognuno dei consiglieri eletti abbia almeno 9 voti su 11.
- Finalmente, l’Eccellentissimo Quarantaun si riunisce al Palazzo Ducale per eleggere il Doge!
- Nomina che tuttavia andrà confermata dall’assemblea popolare.
Dopo 9 scrutini e 9 sorteggi, finalmente il nuovo doge (per la cronaca, Lorenzo Tiepolo) è salito al potere! Gioia e festa nel popolo.
Questo sistema complicatissimo che pare più una lotteria che un sistema di voto era nato per minimizzare il più possibile il rischio di clientelismo e di possibilità di manovrare il risultato elettorale. (Sicuramente era una lotteria per il ballottino, che per il solo fatto di essere scelto “vinceva” il titolo di Notaio del Doge e quella che oggi chiameremo una “borsa di studio” fino alla maggiore età).
Tale sistema di voto oggi può apparirci inutilmente contorto, quasi ridicolo, ma all’epoca era molto apprezzato e lo rimarrà per i secoli a venire. Per fare un esempio lampante, quando i neonati Stati Uniti nel 1776 si trovarono alle prese con lo scegliere il sistema elettorale per la loro novella nazione si ispirarono proprio al sistema elettorale dell’unica grande Repubblica dell’epoca, la Repubblica Veneziana (che tra l’altro all’epoca era ancora esistente sebbene avviata verso la caduta per mano di Napoleone nel 1797). Il complesso sistema dei Grandi Elettori utilizzato ancora oggi per l’elezione del Presidente degli Stati Uniti è la diretta semplificazione del sistema veneziano del 1268. Nonché il motivo per cui in lingua anglosassone l’urna elettorale è chiamata ancora ballot box (letteralmente “scatola delle ballotte”).
Il Ballottaggio Moderno
Il concetto di ballottaggio moderno ha tuttavia poco a che vedere con il sistema elettorale veneziano a parte il riferimento alle ballotte. Per ballottaggio oggi intendiamo volgarmente un sistema di voto che prevede un eventuale secondo turno con la funzione di “spareggio” fra i due candidati maggiormente votati (nel caso nessuno abbia superato il 50% + 1 degli elettori).
In Italia lo conosciamo per lo più come metodo per eleggere i sindaci ma in alcune parti del mondo è utilizzata anche per cariche maggiori. L’utilizzo di una votazione a due turni a noi più vicino è probabilmente quello francese in cui il secondo turno viene utilizzato per le elezioni amministrative, legislative e presidenziali; ma il suo utilizzo è comune anche in paesi quali Afghanistan, Argentina, Austria (come abbiamo avuto modo di osservare in tempi recenti), Brasile, Bulgaria, Burkina Faso, Capo Verde, Cile, Colombia, Costa Rica, Croazia, Repubblica Ceca (o Cechia, come preferiscono loro), Cipro, Repubblica Dominicana, Ecuador, Egitto (vabbé), El Salvador, Finlandia, Ghana, Guatemala, Haiti, India, Indonesia, Liberia, Perù, Polonia, Portogallo, Romania, Senegal, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Timor-Leste, Turchia, Ucraina, Uruguay e Zimbabwe.
Come mai tanto successo? La motivazione principale è che è il sistema più semplice per avere un vincitore maggioritario anche nel caso di elezioni con più di due candidati. Ad esempio, in una situazione con tre candidati a 35%, 33% e 32% è sicuramente meglio chiedere agli elettori cosa preferiscono piuttosto che dare la vittoria ad un candidato potenzialmente avverso al 75% degli elettori. Inoltre il ballottaggio minimizza il problema del voto tattico: al primo turno l’elettore può votare liberamente (più o meno) sapendo che avrà ancora possibilità di influenzare le elezioni nel secondo turno.
Il ballottaggio ha anche il vantaggio (o svantaggio, dipende dai punti di vista) di appiattire e moderare le opinioni politiche dei candidati che, nel secondo turno, dovranno raccogliere consenso anche fra gli elettori dei candidati esclusi.
Tuttavia, il ballottaggio comporta anche alcuni svantaggi. Innanzitutto, se ricordate l’ultima volta che abbiamo parlato di sistemi di voto, sappiate che il vincitore che esce dal Ballottaggio non è garantito essere un “vincitore secondo Condorcet”. Infatti è possibile che l’esclusione di un candidato piuttosto di un altro al primo turno determini il vincitore finale. Scegliere di tenere i due candidati più votati è una scelta arbitraria (generalmente “corretta”) ma, in genere, non garantisce che venga eletto il candidato apprezzato dalla maggioranza degli elettori.
Secondo problema sono i costi. Nelle votazioni nazionali, il secondo turno avviene in un giorno separato rispetto alle elezioni del primo turno. Questo comporta necessariamente costi aggiuntivi. Mentre i suoi sostenitori affermano che la semplicità nello spoglio elettorale compensi i costi dovuto al giorno extra di elezioni, è indubbio che mobilitare il corpo elettorale a settimane di distanza comporti costi aggiuntivi sia economici che di impegno dei cittadini che sembrano indesiderabili.
Nel corso della storia abbiamo sviluppato sistemi di voto simili per coprire questi difetti, introducendone necessariamente di nuovi. Diamogli un occhiata.
- Ballottaggio Esaustivo. Lo scopo del BE è di trovare il vincitore secondo Condorcet. Nel ballottaggio esaustivo solo il candidato meno votato viene escluso. Si ripete poi il processo numerose volte fino a quando uno dei candidati non raggiunge il 50% + 1 delle preferenze (eventualmente dopo una votazione con due soli candidati). Il vincitore uscente da questa formula è sicuramente più corretto, tuttavia richiede non due turni, ma N-1 (dove N è il numero dei candidati iniziali). Va da sé, che questa tecnica non viene utilizzata per votazioni nazionali o su larga scala per il costo troppo elevato che richiederebbe convocare N volte gli elettori. Tuttavia è molto utilizzata in ambiti più ristretti come votazioni in società o organizzazioni private.
- Instant-runoff. Abbiamo già parlato dell’instant runoff. In questo modello di voto l’elettore stila una classifica dei candidati in ordine di gradimento. Tale classifica verrà poi utilizzata per eseguire una serie di ballottaggi virtuali (come nel caso del ballottaggio esaustivo). Non c’è bisogno di interrogare il corpo elettorale ad ogni passaggio perché la classifica esprime già tutte le preferenze relative fra candidati! Questo sistema è formalmente il migliore (nonché il mio preferito): garantisce un vincitore ottimale e permette di fare il tutto in un unica tornata elettorale. Tuttavia il voto e lo scrutinio sono decisamente più complessi e in alcuni casi tale complessità potrebbe influire sui costi compensando il risparmio per il soppresso secondo turno.
- Voto Contingente. Il voto contingente utilizza ancora una volta una classifica per la votazione (come nel caso dell’instant runoff). Tuttavia, invece di utilizzare complesse tecniche di ballottaggi virtuali per selezionare il vincitore ideale, utilizza la classifica per eseguire un ballottaggio tradizionale: si prendono le due prime scelte più votate e si utilizzano le restanti scelte per spareggiare. Il vincitore di un voto contingente è spesso identico a quello di un ballottaggio tradizionale, il vantaggio però è che si risparmia un turno elettorale senza complicare eccessivamente lo scrutinio.
Come potete vedere, risolvere un problema ne crea necessariamente un altro e, come spesso accade, non c’è una bacchetta magica che renda il sistema perfettamente efficiente.
Un problema però l’abbiamo risolto. Alla prossima cena o discussione al bar, quando il vostro amico parlerà dell’inevitabile ballottaggio di qualche sindaco, potete sfoggiare la vostra sapienza raccontando di come i veneziani eleggevano il loro Doge.
Come? Non vi ricordate già più? Non temete. I Veneziani avevano pensato già a tutto e composto questa canzone popolare.
Trenta elegge il conseglio.
Di quei nove hanno il meglio;
questi eleggon quaranta;
ma chi di lor si vanta
son dodici che fanno
venticinque: ma stanno
di questi solo nove
che fan con le lor prove
quarantacinque a ponto
de’ quali undici in conto,
eleggon quarantuno,
che chiusi tutti in uno,
con venticinque almeno
voti, fanno il sereno
Principe che corregge
statuti, ordini e legge.