Contro il Principio di Autorità
Perché è dannoso ricorrere al principio di autorità nel 2018 e una mezza soluzione a cosa fare altrimenti.
Per quasi 8500 anni la cultura, la discussione filosofica, la conoscenza del mondo e dell’universo sono andate avanti sulla base del Principio di Autorità. Secondo tale principio, la validità stessa di un affermazione è oggetto di autorità: se chi fa un’affermazione A è più autorevole di chi fa un’affermazione B allora A è più vera di B.
Ad oggi questo può sembrarci sciocco ma, come dicevo, questo è stato l’andazzo per millenni. E’ il caso delle disputationes medievali le quali spesso finiva con opponens e respondes che si rimpallavano citazioni di fonti ritenute autorevoli.
Aristotele era forse l’uomo ritenuto più autorevole della storia: non è un caso che le teorie di Aristotele furono considerate vere per più di un millennio sebbene molte fossero evidentemente prive di prova. Ma a farla da padrone era ovviamente La Bibbia il cui Autore, Dio, era per definizione indisputabile. Per dirla come San Tommaso D’Aquino, la ragione era libera di fare quello che voleva, purché i suoi risultati non confutassero le scritture.
Bisogna aspettare il XVI secolo per vedere il Principio di Autorità messo in discussione.
Cartesio, Hobbes, Galileo, Bacon: ognuno di loro ha composto un tassello di quello che diventerà poi il Metodo Scientifico. Poiché a nessuno è concessa autorità sulla verità di un fatto, bisogna sviluppare un metodo grazie al quale chiunque possa verificare un affermazione.
Dal razionalismo, nome che prenderà questa corrente filosofica, deriva quindi il primato della ragione e, nel secolo successivo, la nascita dell’età dei lumi e tutto quello che consideriamo scienza moderna.
Perché parlarne ora?
Negli ultimi anni, il principio di autorità è tornato a farsi sentire ma non come mezzo ecclesiastico e filosofico (o, per lo meno, non solo) bensì nelle argomentazioni di divulgazione scientifica. Il che, come abbiamo visto, è paradossale: la scienza stessa è nata proprio con lo scopo di superare il principio di autorità.
La questione si sovrappone parzialmente con la discussione attuale sul “burionismo” e sul modo “arrogante” di porsi da parte della comunità scientifica (e politica) verso qualunque critica. Dico che si sovrappone parzialmente perché non credo che la causa e soluzione dei problemi legati alla comunicazione scientifica si limiti al Principio di Autorità.
Tuttavia, nelle discussioni online si nota molto spesso il ricorso al principio di autorità come scorciatoia dialettica. “Ho studiato medicina quindi lo saprò meglio io di te!”, “Solo chi ha la laurea in X può parlare di X”, “Lo ha detto Y, quindi è vero. Chi sei tu per dire il contrario?”. Queste ed altre frasi sbucano fuori ormai quotidianamente.
La Scienza ripudia il Principio di Autorità. Sempre. Non importa se lo si usa a favore della scienza, non importa se la fonte di autorità è Burioni, il Papa, o la Diarchia degli Angela. Da questo punto di vista, la scienza è super-democratica. Essa infatti trascende la persona che fa un affermazione e sposta la discussione in un mondo in cui la verità dipende solo dall’affermazione stessa e dalla sua evidenza nel mondo.
I danni del Principio di Autorità
Il principio di autorità è quindi una scorciatoia dialettica: ci permette, infatti, di ignorare la parte difficile della scienza: portare prove e confutare le prove altrui. Ma non è solo una scorrettezza, è dannosa per la scienza stessa.
Ogni volta che cerchiamo di convincere qualcuno facendo appello al Principio di Autorità (ad esempio dicendo qualcosa tipo: “La comunità scientifica ha detto che” in modo perentorio e assoluto) e poi la teoria attuale viene superata (come accade spesso, dato che la scienza avanza spesso per falsificazione) creiamo uno strappo con le persone. Se un fatto X ora non è più vera (o è diventato parzialmente vero), il messaggio che passa è che “se la scienza (come autorità) ha sbagliato su X, allora può sbagliare su tutto il resto; quindi dubiterò di tutto”.
La scienza non può avere autorità per se proprio perché, per funzionare, ha bisogno di essere falsificata e messa alla prova costantemente.
E allora cosa posso fare?
La soluzione, purtroppo non è semplice. Il grosso problema è l’assenza diffusa di una vera comprensione del metodo scientifico, compito che le scuole si sono dimostrate inabili ad affrontare. Senza questo, la discussione è ovviamente frustrante.
Ma qualcosa possiamo fare. Ecco 4 semplici regole per evitare di imbarbarire la discussione in attesa che qualcuno trovi una soluzione migliore.
- Evita di rispondere dando la paternità di una teoria a una qualche autorità. Ad esempio, evita di dire “La scienza ha detto che gli OGM non sono dannosi per l’alimentazione umana”; piuttosto parla la lingua del metodo scientifico: “Non ci sono prove che gli OGM siano dannosi per l’uomo.”
- Evita di affermare verità sperimentali come verità assolute. Ad esempio, non dire “I vaccini sono totalmente sicuri”, ma qualcosa come “Le reazioni avverse ai vaccini sono molto più improbabili della malattia, e anche nel caso sfortunato, sono passeggere”. Vedi che è più lungo? Richiede più fatica, richiede andarsi a leggere qualcosa.
- Non dare semplicemente un dato, racconta una storia. Le teorie anti-scientifiche hanno successo perché sono più affini alle emozioni di chi lo ascolta. Se possibile, quindi, evita un approccio asettico: scendi per capire le paure di chi scrive e racconta la tua storia alternativa. Dai all’interlocutore qualcosa che susciti un emozione positiva. Ad esempio non dire “Il 99% della comunità scientifica è d’accordo che il cambiamento climatico è causato dall’uomo” (che rompe anche la regola 1), ma qualcosa tipo “Ci sono molti indizi che suggeriscono che il riscaldamento globale è causato dall’uomo, varrebbe la pena tentare e, anche non fosse vero, ci ritroveremmo comunque con un mondo più pulito.”
- Accetta le idee che non puoi cambiare. Questo è forse il consiglio più importante. Se hai fatto la tua parte, hai spiegato gentilmente i fatti e la tua idea e l’interlocutore parte per la tangente, insulta, tira fuori idee super strampalate: sii stoico. Accetta che non cambierai la sua idea in una discussione su internet. Sii rispettoso e passa ad altro. Non cambierai la sua idea, ma qualche altra persona che legge la discussione noterà la differenza. Forse.