Il diritto di essere normali
Le minoranze hanno il diritto di essere imperfette e sbagliate come noi, imperfetta maggioranza.
Quando si discute di “minoranze” di qualunque tipo (donne, gay, persone di colore, stranieri, etc…) c’è un fenomeno che mi lascia perplesso. La pressione sociale richiede loro di essere perfette, superiori alla media, prive di difetti.
Quando sei la minoranza al momento sotto attacco, perdi il diritto di essere normale. Perdi la libertà di avere difetti in proporzione simile al resto della popolazione. Si scarica sul singolo il dovere morale di riscattare e rappresentare la sua intera classe sociale.
Questa pressione arriva da più fronti. Arriva da chi la attacca; pronto a lanciarsi come un falco su ogni condotta errata per accusare la minoranza in questione. Un immigrato pigro diventa quindi lo stendardo di tutti gli immigrati. Un omosessuale che dice una sciocchezza diventa l’esempio che verrà additato ogni qual volta si parla di diritti per la comunità LGBT. Poco importa se la popolazione generale è ugualmente pigra o dica sciocchezze ad un flusso pari o superiore. Ogni elemento di una minoranza che sbaglia sarà emblema e motivo di ripudio della minoranza intera.
Ma questo accade anche al contrario. Quasi inconsciamente, chi difende la minoranza spesso si lascia andare ad una retorica ugualmente caratterizzante, se anche in modo speculare.
Quasi a voler riequilibrare il cosmo sociale, la minoranza verrà dipinta come priva di ogni difetto. Ogni elemento che non rientra nella visione idilliaca della minoranza viene vissuto come un attacco personale. Così, ad esempio, per ogni evento inaccettabile ci si lascia andare in non-necessarie giustificazioni di carattere psicologico o sociale. Se un immigrato è violento si va a cercare (sperare) la provocazione che ha scatenato il gesto, la vita disagiata, la condizione sociale. Analogamente, ogni gesto di normale civiltà eseguito da un membro di una minoranza sarà pubblicizzato, evidenziato, esaltato e celebrato. Lo si punterà in faccia alla fazione avversa per dire “vedete? vedete che non sono tutti violenti/scemi/falsi/inadatti”.
Sebbene io capisca la motivazione a fin di bene di questa retorica, continua a credere che sia egualmente sbagliata. Innanzitutto perché da ragione alla retorica avversa: se è vero che un campione sbagliato non è rappresentativo della popolazione intera, ed è sacrosanto, allora è vero anche per i campioni positivi.
Secondo, questo aumenta ulteriormente la pressione sui membri della minoranza che, usati come manganello ideologico da entrambe le fazioni si trovano osservati, presa di mira, continuamente analizzati nei loro legittimi difetti e legittime virtù. In un certo senso, così facendo li si priva di un diritto inalienabile, quello di essere normali. Di avere difetti e virtù in proporzioni eguali a qualsiasi persona del mondo.