L'Immagine allo specchio

Ovvero come certe immagini dicono più cose su di noi che su quello che ritraggono.

L'Immagine allo specchio
Manifestanti sventolano la bandiera dell'EU sotto i getti degli idranti. Tiblisi, Georgia, 2023

Se ci pensate bene, nessuno di noi ha mai visto la propria faccia senza l'intermediazione qualche superficie riflettente. L'immagine di noi è sempre veicolata da qualcos'altro, attraverso qualcos'altro, rimbalzando su qualcos'altro.

Inoltre, è un processo dannatamente asimmetrico. Passiamo molto più tempo a guardare gli altri che a guardare noi stessi (casi patologici a parte).

Viviamo le nostre giornate per lo più ignari della nostra immagine. Almeno finché, appunto, non incrociamo uno specchio.

A quel punto vediamo chi siamo. E l'immagine non corrisponde quasi mai alla visione che abbiamo creato di noi stessi. A volte ci guardiamo sorpresi e contenti che l'immagine riflessa sia meglio di quella che avevamo in testa. Altre volte, con dispiacere, la troviamo peggiore.

Così come gli uomini, anche le società hanno i loro specchi. Per la nostra, sono specchi le foto provenienti dalla Georgia di una bandiera dell'UE sorretta strenuamente da manifestanti che sfidano i getti impetuosi degli idranti sfollagente. Così come sono specchi le foto di un'altra bandiera UE che sventola nella Kherson liberata. O le foto di gente che rischia la vita semplicemente per avere ciò che noi abbiamo di default.

Sono tutte foto che ci ricordano quale sia la nostra immagine all'esterno, dove i nostri occhi non riescono a vedere. Ci mostrano quale potente simbolo di libertà siamo anche quando siamo troppo occupati dalle nostre miserie.

Sono foto che mi commuovono e inorgogliscono per ciò che abbiamo, e ciò che i nostri padri hanno ottenuto con fatica a loro tempo. Cose che ci appaiono scontate come l'acqua corrente, ma che per milioni di persone la fuori, come l'acqua corrente, sono tutt'oggi nobili ambizioni e cose per cui vale, a volte, morire.

Gli specchi, però, hanno anche il vizio di rendere evidenti i nostri difetti. Le foto della grande manifestazione di Tbilisi sono solo le ultime di una lunga serie che ci rammentano quante cose diamo per scontato. E quante domande ci pongono. Quand'è l'ultima volta che ho manifestato per la libertà? Cosa ho fatto per difendere i principi per cui gli altri combattono? Sono stato all'altezza dell'immagine che queste popolazioni hanno di me?

Sono domande che, se risposte onestamente, ci mettono molto in difficoltà. Ci disturbano in quanto tratti di evidenziatore sulle mancanze dei nostri caratteri. È per questo, credo, che alcuni guardano a queste foto con fastidio, come se fossero offese personali. E per questo rispondono negando le domande stesse. Dicendo che forse questi popoli si sbagliano, che non c'è niente da difendere, che la nostre libertà non valgono il prezzo della lotta, e che una cosa vale l'altra.

Balle.

Io quel senso di inadeguatezza me la tengo stretto. Lo preferisco all'egoismo e all'ignavia. Spero solo di saperlo usare per contribuire a una società che sia bella almeno come quella che appare agli occhi degli altri.