Politica, Strategia e Gioco: Attaccare le Fortezze

La politica è un gioco esattamente come tutte le dinamiche sociali in cui chi agisce è un attore razionale. In quanto gioco, la politica ha…

La politica è un gioco esattamente come tutte le dinamiche sociali in cui chi agisce è un attore razionale. In quanto gioco, la politica ha le sue regole e le sue strategie. Ci sono strategie semplici e strategie complesse, strategie che ovviamente devono essere conosciute da chi decide di “giocare” e vuole avere maggiori possibilità di vittoria.

Eppure conoscere le regole del gioco e le strategie che esso comporta è cosa utile anche per tutti gli altri (gli elettori). Aiuta a vedere oltre le azioni, a leggere le intenzioni e, soprattutto, a mantenere l’equilibrio necessario per non farsi sballottare ovunque dalla propaganda politica.

Fra le tattiche che il gioco politico fa uso, ce ne è una che mi affascina e che è emblematica di come la strategia politica possa apparire irrazionale e, allo stesso tempo, sia difficilissima da evitare: attaccare dove l’avversario è forte e non si ha speranza di vincere.

Per capire questo, partiamo dal principio. Immaginiamo una campagna elettorale come un gioco. Ad ogni “turno” (giorno, settimana, non importa) gli schieramenti in gioco hanno un certo numero limitato di punti azione. Possiamo immaginare questi punti azione un indicatore delle risorse economiche, di partecipazione e anche di tempo che ogni partito politico ha a disposizione. Non è possibile per un partito occuparsi contemporaneamente di tutto. Ogni schieramento deve scegliere come spendere i propri punti azione per massimizzare i propri elettori. Ad esempio puntando sui lavoratori precari, o l’immigrazione, o l’ambientalismo.

Come spendere questi punti è uno delle strategie principali a cui fare attenzione.

Come spendere i punti azione

Nonostante i populisti si ostinino ad evocare l’immagine di un popolo unitario, noi sappiamo benissimo che ciò non è vero (e lo sanno anche loro). Il popolo, l’elettorato, è più simile ad un nocciolato, un insieme disomogeneo e intrecciato di temi, opinioni e ideali.

Una rappresentazione più aderente alla realtà è rappresentata da un insieme di “bolle” come in figura.

Ogni bolla rappresenta come un insieme di elettori si distribuisce su di un tema specifico. Ad esempio “essere a favore dei matrimoni omosessuali”, oppure “appoggiare le centrali a carbone”. Ogni tema può essere più o meno sentito (grandezza della bolla) ed è diviso in due parti:

  • Il centro rappresenta la proporzione di votanti schierati nei vari schieramenti (che per semplicità limitiamo a due).
  • Il bordo, che può essere più o meno sottile, rappresenta la quantità di indecisi che il tema può spostare.

Ad esempio, prendiamo la molla a sinistra. Questa bolla rappresenta un tema in cui i rossi sono molto forti e che ha una piccola parte di indecisi. La bolla a destra, invece, trova d’accordo entrambi gli schieramenti e ha una consistente fetta di influenzabili (nel qual caso si cerca a convincere che l’avversario in realtà non è a favore di quel tema; esempio classico: tagli alla politica).

Devo ricordare che per quanto riguarda lo scegliere una strategia per vincere delle elezioni, gli schierati non contano niente. Le persone schierate voteranno per l’uno o l’altro schieramento (quasi del tutto) indipendentemente dalle azioni dei partiti. Quelli che contano veramente sono la massa di indecisi, i non-informati, quelli che scoprono un elezione solo un mese prima che venga svolta. Queste sono le persone che possono essere influenzate e che fanno sempre la differenza.

Per vincere un elezione, quindi, bisogna convertire questi indecisi alla propria causa. Nella nostra astrazione questo si fa investendo i famosi punti azione. Ogni schieramento deve investire i suoi punti (tempo, forze e denaro) per sollevare un tema nella campagna elettorale, proporre soluzioni, spostare il dibattito su quel tema, e così via.

Scegliere il tema sembra una strategia facile. Si guardano le bolle, si prende quella con più “grasso” e si spendono punti per trasferire quegli indecisi dal mucchio degli indecisi a quello dei propri elettori.

Attaccare le Fortezze

Eppure c’è una seconda strategia molto usata che sembra apparentemente contro-intuitiva.

In ogni elezione ci sono delle bolle che sono molto polarizzate (quindi con pochissimi indecisi) e saldamente in mano ad uno schieramento politico. Sono le fortezze.

Un esempio classico di fortezza sono i diritti degli omosessuali. Supponiamo ci siano solo due partiti, uno tradizionalmente a favore (il rosso) e uno contrario. La bolla ha pochissimi indecisi attorno, questo perché difficilmente è un tema che smuove la maggior parte dell’elettorato (che tende ad essere influenzato da problemi più comuni come soldi, lavoro e sicurezza). Inoltre il tema è nettamente a favore del partito rosso, il che significa che chi tiene a questo tema vota in massa il partito rosso.

Guardando la bolla sembrerebbe folle per il partito blu spendere punti su questo tema. Non c’è nulla da guadagnare e l’elettorato è interamente schierato per i rossi.

Eppure attaccare questo punto è una strategia vincente. Per attaccare una fortezza si deve innanzitutto proporre qualcosa di estremo in direzione opposta.

Fare un attacco alla fortezza costa pochissimi punti azione. Basta una dichiarazione su un giornale. Ad esempio, basta fare un intervista e dire che “le famiglie arcobaleno non esistono”.

Eppure costringe gli avversari a difendere e difendersi costa più punti. La risposta ad una affermazione del genere da parte degli schierati è netta. Non si può mica lasciar correre certe affermazioni? La base del partito rosso reclama una risposta dai propri candidati.

Questo costringe il discorso a spostarsi su quel tema, costringe il partito rosso a spendere punti azione su un tema che è già ampiamente in suo controllo (e molti più di quanti ne abbiano spesi i blu per attaccare). E ogni punto speso su un tema in cui si è in controllo è un punto non speso su un tema che potrebbe portare più indecisi ad essere loro elettori.

Attaccare un punto di forza, quindi, costringe l’avversario a spendere risorse per difendersi e non per acquistare elettori. Una strategia che paga moltissimo specialmente se effettuata da chi corre in svantaggio.

E allora?

E allora nulla. Le tattiche e strategie politiche sono un tema non banale e complesso. Questo articolo è solo un piccolo pezzo del mosaico. Spero però possa farvi guardare agli eventi con un altro occhio e incoraggiarvi a cercare sempre la strategia dietro ogni azione politica.